Alla fine del XVIII secolo, lo spettacolo pubblico della tortura come punizione per il crimine era in declino. Anziché colpire il corpo del condannato, la sua anima era diventata l’oggetto della punizione. Il criminale non era più il nemico del principe, ma del popolo. Era ridotto a un componente di una macchina sociale più grande. L’osservazione e la sorveglianza si legarono ai metodi di incarcerazione, mentre la società cercava di produrre individui disciplinati, ideali per l’era industriale disciplinata e irreggimentata.